Patricia Highsmith – Carol

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Uscito negli Stati Uniti nel 1952 sotto lo pseudonimo di Claire Morgan (ma per il testo integrale dovremo aspettare l’edizione inglese, con il titolo più enigmatico e consono The Price of Salt [Il prezzo del sale]), Carol venne ispirato a Patricia Highsmith, allora commessa in un grande magazzino di New York, dall’incontro fatale con una sua bellissima cliente: un inquietante scambio di parole che portò la scrittrice, quella sera stessa, a stendere febbrilmente il canovaccio di un nuovo romanzo.

La diciannovenne Thérèse e la più matura Carol si incontrano e, da quel momento, tutte le loro certezze saranno minate fino a sgretolarsi. Un amore vero che prescinde dalle etichette, dalle convenzioni e dalle convinzioni sulla vita (propria e altrui), e che sopraggiunge privo di classificazioni ortodosse quali “uomo” o “donna”: un sentimento silenzioso, strisciante, che resta chiuso nel cuore a lungo prima di esplodere nella fisicità, e che mantiene sempre una certa distanza; un amore che collega le menti e le anime che, anche distanti, rimangono allacciate da un indistruttibile filo.

Carol, che ha come cardine una storia d’amore tra due donne, è anche e soprattutto un romanzo di formazione. Per buona parte è scritto in prima persona, dal punto di vista di Thérèse, e la natura dei sentimenti rimane solamente nell’intimo della protagonista. Questo, più che far risuonare la tematica forte e implicita dell’omosessualità, riesce a ricreare uno spaccato chiaro e veritiero della società e della mentalità degli anni Cinquanta del secolo scorso, con la sua caccia alle streghe e il bigottismo tipicamente americano. Attraverso lo stile raffinato, ricercato ed elegante di Patricia Highsmith assistiamo, infatti, alla nascita di un sentimento scomodo, inaspettato, tormentoso…  ma anche salvifico, liberatorio e incredibilmente potente.
Anche il finale, tutt’altro che banale, contribuisce alla compiutezza dell’opera. Una prova di scrittura egregia, assolutamente moderna anche nei contenuti, legati alle discriminazioni, presentato da un’artista famosa soprattutto per i suoi thriller psicologici, tanto saccheggiati dal cinema e da registi famosi. Come dimenticare infatti Delitto per delitto di Alfred Hitchcock, Delitto in pieno sole di René Clément, Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella, passando per L’amico americano di Wim Wenders, fino a Il gioco di Ripley di Liliana Cavani?

Anche da questo libro è stato tratto nel 2015 un film con lo stesso titolo dell’edizione americana del romanzo, diretto da Todd Haynes e con Cate Blanchett nel ruolo dell’affascinante Carol: ci sono voluti cinquant’anni per sdoganare definitivamente un’opera che, nella sua prima edizione, uscì censurata in alcune sue parti.

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Giorgio Olivari nasce a Brescia nel secolo scorso. È professionista nel campo del disegno industriale da più di trent’anni. Dopo i primi quarant’anni da lettore scopre la scrittura per caso: uno scherzo della vita. La compagna di sempre lo iscrive a un corso di scrittura creativa: forse per gioco, più probabilmente per liberarsi di lui. Una scintilla che, una volta scoccata, non si spegne ma diventa racconto, storie, pensieri; alcuni dei quali pubblicati dai tipi di BESA in "Pretesti Sensibili" (2008). La prima raccolta di racconti brevi, "Futili Emotivi", è pubblicata da Carta & Penna Editore nel 2010. La sua passione per la letteratura lo ha portato a “contagiare” altri lettori coordinando gruppi di lettura: Arcobaleno a Paderno Franciacorta, Chiare Lettere a Nave.

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