Siamo nati non solo per noi stessi, ma per il mondo intero
Compagno di classe di Paul McCartney al Liverpool Institute – frequentato anche da George Harrison – Neil Aspinall di lì a poco conobbe anche John Lennon, che studiava al Liverpool College of Art lì a fianco, e i quattro incominciarono a frequentarsi. Neanche a farlo apposta, presto Neil divenne l’amante di Mona Shaw, madre di Pete Best (il primo batterista dei Beatles) e fondatrice del Casbah Coffee Club dove i Quarrymen (ai tempi John, Paul, George insieme a Ken Brown) si esibirono con un enorme successo locale suonando il loro skiffle ogni sabato sera. Neil, che lavorava in un ufficio, divenne un habitué dei fine settimana al Casbah, fu il migliore amico di Pete Best e aiutò Mona nella gestione del club. L’intesa con John non fu immediata, ma presto divenne la più solida per somiglianza di carattere, ed era con il gruppo quando, insieme a Ringo Starr, divennero i Beatles.
Li scorrazzò con un furgone nei viaggi estenuanti da una parte all’altra dell’Inghilterra, strumenti musicali inclusi, e divenne il loro tuttofare. Fu il primo a credere completamente nelle potenzialità della band, e si licenziò dall’ufficio dove lavorava per consacrarsi ventiquattr’ore su ventiquattro al servizio dei Beatles. Dipendente devoto, amico fidato e alleato fedele, si dedicò a proteggere l’incolumità dei fab four: loro pensavano alla musica, lui si occupava di tutto il resto. In breve tempo, grazie alla sua intelligenza pronta e vivace e alla sua impagabile determinazione, divenne il manager della band, coordinandosi con Brian Epstein, e partecipò a quasi tutte le loro sedute in studio di registrazione.
Divenne il capo della Apple (la casa discografica e multimediale dei Beatles) e, dopo lo scioglimento del gruppo, continuò a curare i loro interessi e la loro immagine, fino a intentare causa alla Apple di Steve Jobs, a produrre e realizzare il documentario The Beatles Anthology e le tre raccolte omonime e a diventare il produttore esecutivo del progetto Love realizzato dal Cirque du Soleil sulla storia dei Beatles.
Davide Verazzani, che è anche sceneggiatore, attore e autore teatrale, sa bene come utilizzare il materiale raccolto durante lunghe e accurate ricerche e le conversazioni con alcuni testimoni dell’epoca (Susan Aspinall, la vedova di Neil, Peter Brown, assistente di Brian Epstein e dei Beatles, Joe Flannery, promoter e amico di Epstein, e Mark Lewisohn, il più grande biografo vivente del quartetto di Liverpool); del resto, aveva già scritto il monologo La versione di Neil (che, nella versione inglese A life with the Beatles, è stata rappresentata in sedici teatri di Scozia e Gran Bretagna e al Fringe Festival di Edimburgo) e la lettura scenica Revolver, che celebrava i cinquant’anni dell’omonimo disco dei Beatles (rappresentata a Roma, Milano e Brescia nel corso del 2016); inoltre si è avvalso dell’aiuto di Rolando e Alice Giambelli, grandi capi dei Beatlesiani d’Italia Associati, per la ricerca di contatti a Liverpool.
Ma è l’innegabile talento dell’autore milanese che gli consente di mettere in scena la vita di Neil Aspinall in una biografia che si legge come un romanzo, scritta con la passione di chi i Beatles li ama profondamente, l’accuratezza dell’esperto e la scioltezza del narratore consumato. Ne esce il ritratto di un’epoca in cui Verazzani ci immerge fin dalla prima pagina. Trascinante.