Kurt Vonnegut – Ricordando l’Apocalisse

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Kurt Vonnegut è conosciuto soprattutto (almeno qui in Italia) come scrittore di fantascienza e come autore di Mattatoio numero 5, la sua opera di gran lunga più letta, ma la realtà ci rimanda a un autore poliedrico che, nel corso della sua carriera, ha saputo affrontare temi sociali, fantastici e politici con leggerezza e semplicità, unite a una forte propensione per l’humour e per i giochi di parole. In tutta la sua produzione ravvisiamo un filo conduttore originato dalla sua permanenza in un campo di prigionia in Germania nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale: le atrocità e le conseguenze del conflitto, anche a distanza, sulla società e sulle persone sono il tema guida di tutto il suo lavoro di indagine letteraria.

Questa raccolta pubblicata nel 2008, poco dopo la morte di Vonnegut, offre in dodici brevi pezzi un campionario completo degli stili e dei temi cari allo scrittore: la guerra e il tragico bombardamento di Dresda, fatti vissuti in prima persona, la fanno da padrone e compaiono in quasi tutti gli scritti, ma sono declinati in una molteplicità di forme che rende il giusto merito alle sue capacità narrative e che possono essere spunti per una riflessione storica oppure per un racconto grottesco, piuttosto che per una storia di chiara matrice fantastica.
Due racconti spiccano in particolare: il brevissimo e profondamente amaro Buon compleanno, 1951, nel quale lo scrittore indaga i meccanismi della mente di un bambino che ha vissuto solo guerra intorno a sé, e il conclusivo Ricordando l’Apocalisse, un racconto incredibilmente surreale nel narrare come si combatta e si studi con rigore scientifico l’unico vero male del mondo, ossia la presenza del Diavolo.

A questi si aggiunge la trascrizione del suo ultimo discorso pubblico , datato 2007: in tredici pagine troviamo il completo campionario dell’ironia, della profondità di pensiero e dell’abilità comunicativa di Vonnegut, ma anche della sua voglia di scherzare con giochi di parole che rasentano la comicità.
Forse non è un caso che questo discorso sia stato posto in apertura del volume: chi ancora pensa di trovarsi davanti ad un “semplice” scrittore di fantascienza ha, nel leggerlo, tutti gli elementi per ricredersi.

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