Girolamo Cardano – Il libro della mia vita

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Il termine cardanico giungerà familiare a quei pochi che si interessano di motori. Per tutti i meccanici, infatti, il giunto cardanico è un meccanismo che permette di trasmettere il moto tra due assi non allineati. Dietro a questa geniale invenzione si cela un personaggio unico nel suo genere: Girolamo Cardano.
Autore di una grande quantità di libri, durante l’ultimo anno della sua vita, il 1576, decise di scrivere un’autobiografia, testo che egli stesso definisce l’ombelico di tutti i miei libri.
Personaggio vissuto nella disgrazie e nella fortuna, quest’uomo sorresse sulle proprie spalle di tutto e di più: la madre tentò di abortire ingerendo un misterioso intruglio, a tre anni si ammalò di peste, venne ripetutamente picchiato dai genitori, dai ventuno ai trentuno anni divenne impotente, soffrì d’insonnia, ebbe la gotta, crisi urinarie e disturbi nervosi, fu un noto baro nel gioco dei dadi, perse denaro giocando a scacchi, il secondo figlio fu un cretino e la terza figlia sterile; infine, venne incarcerato per aver osato fare l’oroscopo di Cristo.

Un sottile filo rosso percorre tutta la narrazione: la morte del primo figlio. Sposatosi con una ragazza senza dote, dopo aver scoperto che lo tradiva il giovane pensò bene di avvelenarla con il cianuro. Reo confesso, venne decapitato. La sua storia ci è raccontata nel capitolo 50, con il poetico (ma di poesia di basso livello si tratta) Canto funebre per la morte del figlio.

L’autobiografia di Cardano è un testo scritto più di 400 anni fa, ma che, in diversi punti, si dimostra estremamente moderno. Ci racconta, infatti, la lotta spietata per agguantare una cattedra universitaria, che al tempo portò a una vera e propria congiura nei riguardi dell’autore. Cardano cerca anche di darci consigli di vita: Le tre cose che più cambiano le abitudini sono: l’età, la fortuna e il matrimonio. Bisogna affrontarle con gli occhi bene aperti.
Infine, proprio come noi, teme il futuro per la scoperta del nuovo mondo. Al tempo fu una novità geografica a spaventare gli animi, oggi è di tipo culturale: nuovi cibi, nuove lingue, nuove credenze. I suoi timori sono descritti nel capitolo 41: Certo ci si può aspettare che dividere fra noi un bottino di queste dimensioni ci provocherà disastri a non finire: ciascuno farà di testa propria, si butteranno via arte e cultura, si scambierà il certo per l’incerto.

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Stefano Ghisleri nasce a Brescia nel 1985. Fin da ragazzino manifesta un grande interesse per la musica che lo porterà a diplomarsi in pianoforte nel 2009 sotto la guida del M° A. Ranucci. Parallelalemente agli studi musicali consegue la laurea magistrale in Ingegneria dell'Automazione Industriale presso l'Università di Brescia. Docente di pianoforte, è da tempo interessato anche alla composizione e alla scrittura. Di recente ha presentato con successo una sua composizione per pianoforte ispirata ai quadri di August Strindberg a Stoccolma.

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