Fuori fa bel tempo, di Antonia Buizza, è un affresco contemporaneo della provincia del nord Italia, nel quale modernità e nostalgia si intrecciano con le esistenze dei protagonisti, spesso meschine ma mai banali.
Una raccolta di alta qualità, sia grazie alla scrittura raffinata che ai ritratti magistrali: Antonia Buizza è abilissima nel rendere con poche pennellate i caratteri dei personaggi, che tratta con compassione, senza mai cadere nel giudizio o nel pregiudizio, riuscendo così, di volta in volta, a tingersi di noir (Il noce), ad accennare alla politica rappresentando il più ordinario qualunquismo leghista (Un uomo semplice), a immergerci in amori struggenti (Romantico swing) o in paranoie di perfezionismo (Il compleanno). E se gli ideali dei protagonisti sono rappresentati soprattutto dal mito della famiglia (matrimonio e figli: anche il lavoro viene dopo), a pagare il prezzo più alto sono i bambini, quasi sempre vittime delle pretese dei genitori – ma da adolescenti si ribellano, e non sempre nella maniera più opportuna e onesta (Cattivi ragazzi).
I diciassette racconti, leggibili autonomamente ma collegati da personaggi che rimbalzano, ora comparse ora protagonisti, da un racconto all’altro, compongono un’antropologia umana che è al contempo esperimento ed esperienza: una provincia qualunque che è sempre ingrata, prigioniera di se stessa come lo sono i suoi protagonisti. Perché sono le contingenze, le circostanze a fare le persone.
Tutte insieme, le diciassette storie, ora spassose ora drammatiche, dipingono un inesorabile romanzo di provincia, giacché vi vengono rappresentati alla spicciolata, senza parere, tutti i mali del nostro tempo.
Lo sguardo dell’autrice è acuto e ficcante, arguto ma lucido e disincantato: divertito, spesso ironico ma mai malevolo. Scritta in punta di penna, con stile fine e ben calibrato, Fuori fa bel tempo è un’antologia che sa essere leggiadra e immediata senza essere superficiale: la sua riconciliante leggerezza non rassicura, anzi, ci permette di rifletterci in un mondo nel quale è facile riconoscerci. Emblematica l’immagine di copertina (di Stefano Scappazzoni), che ritrae una Barbie affacciata sul mondo.
Un impagabile volumetto che ravviva la tradizione e l’arte perdute del mettere in scena la provincia. Senza pesantezza ma anche senza compromessi.