David Marsili – Sunset Ramadan

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David Marsili è una vecchia conoscenza, perché con il mio Foglio Letterario ha pubblicato Viscere (2008), Uomo di tungsteno (2011) e Stagioni chimiche (2015). Trovate ancora tutto, su www.edizioniilfoglio.com, Amazon e IBS, ché i buoni libri non vanno mai fuori catalogo.
David Marsili è uno che sa scrivere, un affabulatore nato: imbastisce una storia partendo da Lo straniero di Albert Camus, ti porta per mano nei peggiori bar, non di Caracas ma di Livorno, dove incontriamo i ladri gli assassini e i tipi strani…  tanto cari a De André, tra mercato del pesce, locali equivoci e serate alternative. Tu guarda come ti descrive Livorno (sono sensibile a queste cose, passo il tempo a raccontare Piombino): Livorno è un buco, un pentagono schiacciato circondato da fossi verdi e salati, e una manciata di strade dove alla fine passano sempre le solite comparse. Il mercato del pesce: Dal mercato chiuso il pesce sovrastava tutto, ma le liliacee emanavano le loro molecole aggressive, lasciando ai pomodori solo un senso leggero di orti annaffiati. Il mercato centrale, visto dagli occhi di un profugo africano: Adesso è quasi arrivato. E il mercato centrale è un ambiente ancora più familiare. Lo sente dai rumori e dagli odori. Sembra di essere in Sicilia, o addirittura in Tunisia. Gli si illuminano gli occhi, quasi si sente a casa. Adesso l’immagine è la Kasbah, giù, a Mazara del Vallo.

La vicenda si sviluppa attorno al Sunset cafè dove orbitano strani personaggi: una donna che legge Camus, ragazzi che bevono aperitivi (un rito dei vuoti anni Duemila), giocatori di carte, un professore (sembra l’alter ego dell’autore), alcuni arabi che fanno il ramadan. E poi c’è un inquietante poliziotto che si fa chiamare Roi Falco, indagatore di incubi diurni e notturni, vagabondo con licenza di uccidere per le strade della città che fu di Modigliani.
Marsili scrive un noir che strizza l’occhio al pulp, e al tempo stesso racconta la provincia e le sue consuetudini, affronta con leggerezza problemi attuali, riflette su razzismo, terrorismo, naufragi di profughi e attentati dell’ISIS.
L’autore usa molto bene gli strumenti della narrativa di genere, anche se rileviamo un eccesso di modernismo letterario. I capitoli si alternano tra numerosi salti temporali, la narrazione non è consequenziale e, se il lettore non fa attenzione, rischia di perdere il filo della storia. Forse è solo un mio problema, la critica importante e i lettori forti di noir diranno che l’opera è strutturata secondo le regole insegnate nelle migliori scuola di scrittura creativa. Purtroppo il vostro povero recensore non le ha mai frequentate. E non ha intenzione di rimediare proprio adesso.

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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