Christopher Hitchens – La posizione della missionaria

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Il saggio prende in esame la figura e le opere di Madre Teresa facendo emergere il ritratto di una donna arrogante, fanatica, ambigua tanto nel suo atteggiamento verso i poveri quanto nel suo rapporto col potere, anzi coi poteri: integralista fino al settarismo più cieco, predicava un amore per la povertà che era ben diverso dalla carità evangelica e non si traduceva mai in amore per i poveri; lanciava strali contro l’aborto, il divorzio e le politiche di emancipazione femminile, non disdegnava di frequentare dittatori e signori della guerra, che molto spesso rappresentavano la prima causa delle sofferenze che sosteneva di essere stata chiamata a soccorrere.
Priva della reale capacità di ascolto dell’“ultimo dei suoi fratelli”, la Madre Teresa descritta da Hitchens si compiace di un’austerità nella quale pretende che vivano i poveri del mondo ma non lei; si ritiene in contatto diretto con Gesù, alla cui ispirazione ascrive le sue decisioni, ma, piuttosto che rendere a Lui i meritati onori, l’impressione è che l’unico vero oggetto di culto sia lei, la sua figura ammantata di leggenda e il suo sfuggente e strisciante modo di fare politica a servizio delle cause più discutibili, come la sua opposizione al divorzio per le donne irlandesi mentre si rallegrava con la Principessa Diana per la fine del suo infelice, ancorché reale, matrimonio. Il messaggio di fondo è che nel mondo di Madre Teresa i poveri sono destinati a restare tali, perché Dio lo vuole e sarebbe uno spregio alla Sua volontà cercare di migliorarne le condizioni o alleviarne le sofferenze: sia mai che sfugga loro il Paradiso.

Un saggio agile e diretto, che sicuramente instilla dubbi in noi lettori, credenti o atei che siamo: veniamo portati a riconoscere in Madre Teresa uno degli innumerevoli “santoni” promotori di un culto della personalità quali abbiamo già visto a più livelli nel nostro secolo. Ancora di più fa riflettere sul fatto che quegli imbarazzanti abbracci con Duvalier o altri dittatori non avessero lo scopo di catturare benefattori, ma investitori, e può stimolare un’ulteriore riflessione sul ruolo delle immagini e dei media in questioni che travalicano la politica e sconfinano nella pericolosa e delicata area della spiritualità e della religione.

Purtroppo, a dar retta ai social network, pare che il mondo sia pieno di persone che si fermano al titolo o che si scandalizzano per un libro che comunque non hanno letto né mai leggeranno.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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