Chaim Potok – L’arpa di Davita

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Figlia di una coppia di intellettuali comunisti, la piccola Ilana Davita cresce tra continui traslochi mentre assimila concetti difficili ma affascinanti, come quelli della lotta di classe e la resistenza al fascismo che si sta affermando in Europa.
La sua vita cambia quando suo padre, corrispondente di un giornale di New York, parte per la Spagna e si trova coinvolto nel bombardamento di Guernica: inizia per la piccola un percorso di scoperta del mondo e di presa di coscienza di se stessa, che la porta a recuperare le radici ebraiche della famiglia, tagliate rabbiosamente dalla madre quando, vittima di un pogrom, era giunta in America e, accecata dal desiderio di vendetta, aveva sposato la causa comunista.
Colonna sonora dell’intera vicenda è un’arpa eolia appesa vicino alla porta, alla cui melodia sognante sono affezionati sia Davita, sia suo padre.

L’arpa di Davita è un romanzo di formazione, narrato con stile semplice ma non banale, perfettamente aderente al racconto in prima persona di una bambina sveglia e attenta, nutrita fin da piccola di buone letture e piena di curiosità, capace di sconvolgere i grandi con le sue domande candide e precise ma anche di soffrire profondamente per la perdita delle figure care. Chaim Potok racconta il complesso quadro che si forma davanti agli occhi della piccola Davita, cui vengono proposti continuamente dogmi e certezze da seguire e in cui confidare senza farsi domande, sebbene lei ne stenta tante nascerle in testa.

Le molte fedi che animano i personaggi del romanzo vanno in pezzi sotto la spinta della Storia, lasciando i protagonisti spiazzati e delusi mentre nella mente di Davita tutte le vicende che vede svolgersi sotto i suoi occhi prendono la forma del celebre dipinto di Picasso, nel quale la piccola vede illustrato non solo il dramma della guerra, ma anche quello della sua famiglia distrutta e dell’animo lacerato della madre, descritta come una donna alla disperata ricerca di qualcosa in cui credere dopo aver reciso i legami con la tradizione ebraica ma rimasta delusa anche dall’esperienza della militanza politica.
Fanno da contorno alla vicenda altri personaggi tratteggiati efficacemente e con sagacia, che aggiungono sfumature al mondo in bianco e nero che Davita ha davanti agli occhi all’inizio della storia: la dolce zia Sarah, sostenuta da una fede incrollabile e profonda, i professori della scuola ebraica, tra i quali c’è chi sarebbe già pronto a rompere con le rigide tradizioni avendo riconosciuto il talento e la dedizione della protagonista, l’amico scrittore deluso e disincantato, capace però di spiegare situazioni complesse attraverso favole surreali.

Il romanzo di Potok affronta temi spinosi e complessi ma non scade mai nella pedanteria, rimanendo sempre leggero senza rinunciare alla profondità: una lettura che lascia il segno, adatta anche ai giovani.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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