Nella Francia occupata dai nazisti un adolescente si innamora, ricambiato, di una suora che ha quasi il doppio dei suoi anni. La relazione provoca un ovvio scandalo.
Qual è la cattiva strada? Come la si riconosce? E che succede se è l’unica strada per la felicità? Queste le domande suscitate dalla lettura di un romanzo che trasuda erotismo pur nel suo modo estremamente pudico di raccontare la passione e che descrive la scoperta dell’amore, della felicità da parte dei protagonisti e la loro personale guerra contro la morale e l’ipocrisia: la liberazione dei sentimenti e dei freni inibitori va di pari passo col risveglio politico del Paese, che a sua volta si libera dall’invasore.
Nel raccontare l’amore, volutamente estremizzato, tra un ragazzino e una suora l’autore mira non solo a suscitare il dibattito sulla liceità di questo amore, ma universalizza la domanda, fino a sfiorare l’ambito della disputa religiosa, sfidandoci non a giudicare i protagonisti o l’ambiente che li circonda, ma a riflettere su domande eterne che rimangono, anche in questo caso, eternamente senza risposta. La caratterizzazione psicologica dei due protagonisti, inoltre, non è quella degli amanti dannati, ma semplicemente quella di due ragazzi che s’innamorano per la prima volta, portandoci a rivivere con loro i primi batticuori e a sorridere di certe ingenue uscite melodrammatiche.
La prosa è misurata, coinvolgente senza eccedere, e vibrante di emozioni che ci entrano nell’animo. Una bella prova di scrittura, che rende questo libro un gioiellino che meriterebbe maggior fortuna.