Gli ingranaggi del destino
Tommy, Ruth e Kathy vengono allevati in un collegio particolare dove agli studenti viene insegnato ad apprezzare e a padroneggiare ogni tipo di espressione artistica. Una volta diventati adulti, quegli stessi bambini dovranno mettere al servizio della comunità la loro esistenza “speciale” in un modo del tutto inaspettato. Kathy rievoca, senza rancore o eccessiva tristezza, le loro esistenze e i sogni e le speranze che le hanno animate.
Non lasciarmi è un titolo che può essere incluso nel filone ucronico e distopico, sebbene pochi siano gli elementi che permettono di collocarlo nel tempo.
Attraverso la parabola degli studenti di Hailsham, colti e brillanti ma comunque impossibilitati a sfuggire agli implacabili ingranaggi del destino, il libro affronta l’amara riflessione sul tema dell’arte e della cultura come elementi salvifici: segni distintivi per l’essere umano che, però, vive in una società che antepone il benessere fisico e il progresso all’evoluzione spirituale.
Kazuo Ishiguro ci suggerisce spunti di riflessione politico-filosofici che vanno al di là della semplice trama, che è abbastanza convenzionale. Evitando la facile commozione, senza scivolare nella pedanteria e senza risultare polemico o fazioso, l’autore racconta una bella storia di amicizia e di amore, mantenendo però lo sguardo dell’esteta e lo stile freddo che lo contraddistingue; ottiene così di non coinvolgerci del tutto in quella che, per essere una buona storia di fantascienza, manca di mordente; ma resta un gradevole racconto sentimentale con tutte le carte in regola. E, del resto, la freddezza è funzionale alla riflessione.