Perché possiamo dirci pagani
Vidal intona un inno ai valori del mondo antico con la sua scelta di raccontare la vita di Giuliano. L’imperatore, che parla per mezzo di un diario immaginario, getta uno sguardo dolente e desolato sui mortiferi intrighi della corte. Ogni occasione è buona per mettere alla berlina la giovane ma già potente Chiesa, impegnata nelle lotte intestine fra opposte “eresie”. Il romanzo, estremamente rigoroso nella ricostruzione storica, è un manifesto contro la disonestà di ogni fanatismo; di piacevole lettura per la sottile vena di ironia che lo pervade, ritrae con occhio disincantato, ma anche con struggente nostalgia, un’epoca di passaggio. A noi posteri un interrogativo: saremmo cristiani se Giuliano fosse vissuto più a lungo?