Chi mi conosce sa che raramente consiglio un libro. La considero una grossa responsabilità. Leggere è un’attività impegnativa, e le variabili di gusto sono infinite, per cui o vado a colpo sicuro o mi astengo dal suggerire un titolo.
Con Glenn Cooper vado decisamente sul sicuro. Sono un suo fan dai tempi della Biblioteca dei Morti. Non conosco altri scrittori di thriller che abbiano un simile controllo sulla trama e una scrittura così: intelligente, intrigante, incalzante.
Questa nuova avventura di Cal Donovan si snoda su piani temporali e geografici lontanissimi fra loro, eppure magistralmente organizzati per regalare al lettore un’emozione intensa e adrenalinica come un giro su un ottovolante.
Cooper possiede quella che nel Rinascimento si chiamava sprezzatura: l’arte di fare sembrare facili le cose difficili. Riuscire, come fa Glenn, a racchiudere una trama così complessa in una narrazione che scorre come l’acqua di un fiume è qualcosa che merita un applauso, e la vostra lettura.
Perciò sì, vi consiglio di cuore questo libro.
E adesso fino almeno al 2024 non consiglio più libri. Sempre che non esca un nuovo Glenn Cooper…