Sono tornato non ha neppure il pregio dell’originalità, perché è un remake pedissequo del tedesco Er ist wieder da (Lui è tornato, 2015 di David Wnendt, che racconta l’ipotetico ritorno di Hitler dopo essere caduto in un varco spazio-temporale). La sceneggiatura di Luca Miniero e di Nicola Guaglianone sostituisce a Hitler la figura di Mussolini, fa riemergere il duce dal passato in un giardino romano, segue il suo incontro con un regista in crisi, la sua ascesa come attore e la brama di ritorno al potere in un’Italia molto cambiata che lui giudica in modo negativo. In questa storia – utile non sappiamo a chi e a che cosa – i soli personaggi che si oppongono ai deliri fascisteggianti sono una componete dello staff televisivo e un’anziana signora che riconosce il torturatore degli ebrei.
Sono tornato – udite, udite! – ha vinto il Premio Flaiano per la sceneggiatura. Forse non c’erano altri concorrenti, perché la storia è copiata di sana pianta dal film tedesco, e non riusciamo a comprendere il valore aggiunto da Guaglianone, che si è limitato a cambiare il nome da Hitler a Mussolini.
Sono tornato è un film imbarazzante, dispiace vedere un attore come Massimo Popolizio sprecato in un ruolo che ne deprime le qualità artistiche, così come Stefania Rocca nei panni di Katia Bellini, intraprendente dirigente televisivo, non solleva il basso livello della pellicola. Dulcis in fundo, c’è Frank Matano nel ruolo del regista Canaletti che accompagna Mussolini in giro per l’Italia, e resta poco da dire se non che la sua recitazione è adeguata al livello del film.
Ci sono momenti in cui la storia è davvero irritante, sembra quasi schierarsi dalla parte di un bonario duce redivivo che potrebbe risolvere i problemi di un’Italia allo sbando. Il finto documentario girato dal regista Canaletti è di un pacchiano unico, le riprese da television-movie durante i programmi in cui Mussolini è ospite sono un vero delirio, la parte finale con il duce e Katia in auto che sfilano per Roma mentre la gente fa il saluto romano una follia.
Regia inesistente, sceneggiatura risibile, dialoghi assurdi, fotografia anonima, montaggio compassato, colonna sonora non pervenuta.
Sono contrario alla censura cinematografica e televisiva, ma un film come questo avrei preferito che fosse stato proibito, perché in alcuni momenti rasenta l’apologia del fascismo. Uno dei punti più bassi del cinema italiano, che ne ha toccati molti, ma forse così in basso non si era mai spinto.
Sono tornato va evitato con cura. Se proprio volete vederlo non lo mostrate ai minori. Può fare molto danno.