Ci troviamo nel mondo immaginario di Gethen, anche noto come Inverno per il suo clima rigido e costantemente gelido, abitato da una popolazione umanoide molto particolare: i getheniani non hanno un genere sessuale fisso, ma sono ermafroditi e assumono un sesso non predeterminato, maschile o femminile, soltanto durante il periodo di accoppiamento, chiamato kemmer. Questa peculiarità influenza profondamente non solo la loro cultura e la loro società, ma anche i rapporti con i “diversi”, dato che per loro non esiste distinzione di genere e l’equilibrio tra maschile e femminile è un tratto fondamentale della loro natura.
Genly Ai, un inviato dell’Ecumene, una federazione galattica di mondi umani è su Gethen per compiere una missione: convincere le nazioni del pianeta a unirsi pacificamente all’Ecumene, aprendo il loro mondo al commercio e alla condivisione del sapere universale. Tuttavia il compito si rivela arduo, giacché le due principali nazioni del pianeta — Karhide e Orgoreyn — sono in conflitto tra loro e profondamente diffidenti verso qualsiasi intervento esterno. Inoltre, la difficoltà di Genly a comprendere la natura sessuale e culturale dei getheniani lo rende un outsider agli occhi della popolazione locale.
Genly inizialmente si stabilisce a Karhide, ove cerca di ottenere l’appoggio del re Argaven XV, un personaggio eccentrico e paranoico. Durante il suo soggiorno entra in contatto con Estravan, il primo ministro di Karhide, che sembra essere l’unico a comprendere la portata della sua missione. A causa delle lotte intestine di potere, questi viene accusato di tradimento e costretto all’esilio. Senza più il suo alleato, Genly fallisce nel convincere il re e decide di recarsi nella nazione rivale di Orgoreyn, sperando di trovare un’accoglienza migliore.
A Orgoreyn, Genly viene inizialmente accolto con calore dagli esponenti dal governo, ma presto scopre che dietro l’apparente ospitalità si nascondono interessi politici: le autorità vedono in lui un mezzo per ottenere vantaggi strategici su Karhide, e quando si rifiuta di collaborare viene arrestato e deportato in un campo di lavoro forzato, in una remota regione glaciale. Qui subisce privazioni fisiche e psicologiche, e sembra destinato a morire.
Estravan, che nel frattempo si è rifugiato nei territori di confine, viene a sapere della sua prigionia e decide di aiutarlo. Rischiando la propria vita, lo libera e insieme intraprendono un lungo e pericoloso viaggio attraverso le gelide lande desolate di Gethen per raggiungere nuovamente Karhide. Durante quest’avventura, i due sviluppano una profonda amicizia e una reciproca comprensione. Genly, dopo la diffidenza iniziale, impara a superare i suoi pregiudizi, anche quelli legati al genere, e a vedere Estravan come un alleato e un individuo completo, al di là delle categorie di maschile e femminile cui è abituato.
Il viaggio è segnato da difficoltà estreme: il freddo incessante, la scarsità di cibo e il rischio di essere catturati rendono ogni singolo giorno una lotta per la sopravvivenza. Il legame tra i due diventa il cuore pulsante del romanzo, e sottolinea come l’empatia e la fiducia possano nascere anche tra individui profondamente diversi. Durante il cammino, Estravan entra in kemmer e manifesta per la prima volta la propria natura femminile. Questo evento segna un momento cruciale per Genly, che comprende appieno la complessità dei getheniani e si rende conto di quanto le differenze di genere influenzino la percezione degli altri.
Quando riescono a raggiungere Karhide, Genly ottiene finalmente l’appoggio del re, ma, poco prima che l’Ecumene possa stabilire un contatto ufficiale con Gethen, Estravan viene ucciso dalle guardie di frontiera di Karhide mentre tenta di riportare la pace tra le due nazioni. La sua morte rappresenta una tragica perdita per Genly, eppure simboleggia anche il sacrificio necessario per aprire un nuovo capitolo nella storia di Gethen.
Il cuore del romanzo è la riflessione sul genere. Attraverso i getheniani, Ursula K. Le Guin analizza che cosa significhi essere maschio o femmina e come queste categorie influenzino il modo in cui ci relazioniamo tra noi. L’assenza di un genere fisso su Gethen elimina molti dei pregiudizi e delle discriminazioni presenti nelle società umane, ma crea una società diversamente complessa, non necessariamente utopica ma estremamente articolata.
Il rapporto tra Genly ed Estravan rappresenta un viaggio non solo fisico, ma anche interiore verso l’accettazione dell’altro. Quando la diffidenza iniziale si trasforma in empatia, dimostra che il superamento delle barriere culturali e personali è possibile.
L’autrice mostra, tra l’altro, come la politica sia spesso guidata dalla paura e dall’avidità. Le tensioni tra Karhide e Orgoreyn riflettono le dinamiche di potere che caratterizzano il nostro stesso mondo, e questo permette alla Le Guin di creare un ulteriore ponte tra il suo mondo immaginario e la realtà.
Il clima di Gethen, con il suo eterno inverno, diventa una metafora della stasi e della difficoltà di cambiamento. Tuttavia, il contatto con l’Ecumene rappresenta una possibilità di evoluzione.
La mano sinistra delle tenebre (così era tato tradotto il titolo nella prima edizione) è un romanzo di fantascienza profondamente umano, che affronta temi universali con una scrittura elegante e riflessiva. Ursula K. Le Guin usa il genere fantascientifico come strumento per esplorare la condizione umana, ponendo domande sulla natura del genere, del potere e della comprensione tra culture diverse.
Pubblicato nel 1969, ha avuto un impatto profondo sulla narrativa di fantascienza e sulla letteratura in generale. Non a caso ha vinto i due principali premi della narrativa fantascientifica come miglior romanzo, l’Hugo e il Nebula. Ma anche al di fuori del mondo specialistico è stato accolto come un’opera di grande valore letterario e filosofico, capace di trascendere i confini del genere. Ursula K. Le Guin è riuscita a proporre una narrativa speculativa che non si limita a immaginare mondi futuri. Infatti La mano sinistra del buio ha contribuito a mutare il modo di concepire il ruolo della fantascienza come strumento di riflessione sociale e filosofica. La sua importanza risiede anche nella capacità di esplorare temi fondamentali offrendo una prospettiva radicalmente nuova e ancora oggi estremamente rilevante.
In un’epoca, la nostra, in cui il dibattito su genere, sessualità e identità è al centro delle discussioni sociali e culturali, il romanzo appare straordinariamente lungimirante. I getheniani, infatti, rappresentano una società libera dalle rigide dicotomie di genere che ci spinge a riflettere su quanto le nostre relazioni personali e sociali ne siano condizionate, adottando stereotipi e creandosi aspettative irrealistiche.
Oggi più che mai, con il crescente riconoscimento delle identità non binarie e la lotta per i diritti delle persone transgender, il messaggio dell’autrice sull’inconsistenza delle categorie di genere risuona con forza. Il viaggio fisico ed emotivo di Genly ed Estravan indica come la capacità di mettersi nei panni dell’altro sia il ponte che permette di superare barriere apparentemente invalicabili. Nel contempo, ci invita a riflettere su come la paura dell’alterità possa condurre a incomprensioni, conflitti e isolamento.
Altro tema ricorrente è il tempo: quello individuale e quello collettivo, il passato che influenza il presente e il futuro che dipende dalle scelte di oggi. Altro tema particolarmente rilevante, poiché la crisi climatica e la necessità di un cambiamento immediato richiedono una presa di responsabilità collettiva. Le Guin ci ricorda che il futuro non è qualcosa di garantito, ma una costruzione continua che richiede consapevolezza e impegno.
In un mondo che cambia rapidamente e in cui le questioni legate a identità, empatia, responsabilità e potere sono sempre più centrali, La mano sinistra delle tenebre è una lettura imprescindibile, capace di aprire nuove prospettive e di ricordarci che solo attraverso la comprensione reciproca potremo costruire un futuro migliore.