In forma epistolare, il libro ripercorre la vita e la carriera politica di Ottaviano Augusto, signore di Roma, alla quale donò pace e prosperità. Nonostante il romanzo si soffermi sui successi e sui trionfi pubblici di Augusto, il nucleo della narrazione rimane la storia di un uomo al quale non è concesso mostrare paura o rivelare sogni, un uomo solo, come dice lui stesso alla sua antica nutrice: Ho dato a Roma una libertà di cui io solo non posso godere.
Dalla voce dei molti personaggi che animano le pagine emerge il ritratto di un uomo che passa dalle convinzioni giovanili all’impeto e alla sicurezza della maturità, fino al fatalismo della vecchiaia, attraverso il sacrificio degli affetti più cari e la convinzione che la filosofia e lo studio possano essere un rifugio per la mente umana gravata da ansie e responsabilità impossibili da condividere.
Molto efficace anche la ricostruzione dell’ambiente politico e sociale della Roma augustea, descritta come una spietata e sfavillante metropoli popolata da intriganti, affaristi e sfruttatori senza scrupoli nella quale la lotta politica si persegue senza esclusione di colpi, sia che si tratti di combattere Antonio e la sua concezione “orientaleggiante” di Stato, sia che si tratti di fronteggiare i senatori conservatori che minacciano di far ripiombare la Repubblica nel cupo clima delle guerre civili; eppure Roma fu anche brillante centro di diffusione artistica, la cui vita culturale non aveva pari nel resto del mondo, una città straordinaria, e il romanzo ne fa emergere tutta la sua eccezionalità.
La prosa di Williams è elegante e sobria, ancora molto scorrevole nonostante il romanzo non sia recente: una lettura di classe per gli amanti dei romanzi storici e dei ritratti psicologici, nei quali Williams si rivela, ancora una volta, un vero maestro.