Giovanni Peli – Poesie 1994-2004

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Un viaggio poetico di trent’anni

Una raccolta antologica di trent’anni di scrittura poetica, un’opera che testimonia l’evoluzione stilistica e tematica di Giovanni Peli, unendo liriche già pubblicate in precedenti volumi il tutto organizzato in un flusso tematico-stilistico piuttosto che cronologico. Un viaggio nella poetica dell’autore, che spazia dalla riflessione intimista alla critica sociale, dall’interrogazione sul senso dell’esistenza alla celebrazione dell’istante, sempre in bilico tra il personale e l’universale.

Il tempo è una costante centrale nell’opera, non solo come dimensione cronologica ma anche come spazio interiore che cattura il passaggio dall’infanzia all’età adulta, mostrando come il passato continui a riverberare nel presente:
Io dicevo di sì dicevo “la vedo” / e la realtà si squarciava / danzando col mio sguardo le foglie.

L’umano viene ritratto nella sua complessità e vulnerabilità, spesso attraverso immagini che mescolano la quotidianità al trascendente e in cui la celebrazione dell’immaginazione e dell’imperfezione si uniscono:
Canto la resa, la celebrazione / dell’indifeso, le frasi incomplete / se fanno idee invisibili concrete.

Contrapposizioni tra natura e urbanizzazione emergono frequentemente, anche prefigurando una riconciliazione tra uomo e natura attraverso un’immagine apocalittica e suggestiva:
solo il buio della notte detterà legge / sui prati e gli alberi cresciuti.

Peli esplora l’amore, il desiderio e i legami familiari con un’attenzione per i dettagli minimi, capaci di evocare emozioni profonde. Se La tua bocca perdona la vita, la sensualità si mescola a un senso di trascendenza:
Il tempo si ferma sul tuo collo / e la mia mano è una foglia / caduta verde, per te arresa / nella sua primavera.

Spesso le poesie assumono un tono critico verso la società contemporanea, e riflettono sulle disuguaglianze e sul vuoto esistenziale dell’uomo moderno. Ne emerge un disincanto verso l’ambizione e il conformismo:
sei complice di questi colti inganni /appari ai festival e sui gornali /per questa manciata di euro che manca / a me libero da ogni ambizione.

Anche la paternità viene raccontata, con uno sguardo che abbraccia il tenero e il vulnerabile. In una delle poesie, la presenza del figlio diventa il catalizzatore di un momento di dolcezza e speranza:
Oggi il mio spirito femminile mi sovrasta […] / voliamo via come inutili pollini […] / è così che mi sento tutto quanto vivo / da quando il mio piccoletto è al mondo.
Qui, il poeta si lascia pervadere dalla consapevolezza di una nuova identità, capace di trascendere il sé maschile e di abbracciare una dimensione più ampia, quasi universale.

Altrove, l’attenzione ai dettagli quotidiani si intreccia con una malinconica meditazione sull’eredità:
Bisogna guardare bene le cose per capire […] / ricordo il nostro futuro /ti lancio un pallone / non voltarti / all’estate che scoppia.
Il gesto semplice del gioco con il figlio diventa il simbolo di un passaggio di testimone, una speranza da consegnare al futuro.

Il lutto è un altro tema che attraversa molte delle liriche, spesso in forma implicita, come una presenza costante e inevitabile. Il ricordo del padre si intreccia con immagini di forza e di perdita:
tu non sei più tu e io vorrei essere quel tuo io.
Qui, il lutto non è solo per il padre scomparso, ma per l’irrecuperabile intimità che il tempo ha spezzato.

Anche nella poesia dedicata all’anziano genitore, il vecchio diventa un simbolo della transitorietà della vita:
davanti agli occhi inermi e lussati […] il vecchio divenne trasparente / ma bisgonava pensare solo al presente / uccidere ogni nostalgia.
La narrazione dell’assistenza al padre anziano si trasforma in un atto di protezione e compassione, un modo per accettare l’ineluttabilità della fine.

Il futuro è una dimensione ambigua, fatta di speranze e paure:
Il futuro si attorce incurante / attorno ai bambini / che ci inducono a elucubrare coi gridolini / loro non sanno nulla / dell’ambiguità come risorsa adulta.
Qui i bambini rappresentano un futuro incontaminato e inconsapevole, mentre l’adulto riflette sulle sue complessità e contraddizioni.

L’ineluttabilità è un’altra costante, legata alla percezione del tempo come forza invincibile, e l’idea del ritorno della natura dopo la scomparsa dell’umanità si fa metafora della ciclicità e dell’inevitabilità dei mutamenti:
Torneranno i lupi e gli orsi in città / il tempo scorrerà senza misura / solo il buio della notte detterà legge.

Molti versi colpiscono per la loro capacità di evocare sensazioni attraverso metafore inedite:
Il deserto è fiorito / dalla terra spuntano occhi felici / che ti spiano mentre ti spogli / ma tu non conti più.

L’autore utilizza un linguaggio denso, spesso frammentato, che alterna immagini liriche a una prosa poetica più immediata e colloquiale. La sua capacità di unire riflessioni profonde al senso di quotidianità vissuta rende la raccolta accessibile e complessa al contempo. La struttura non cronologica della silloge permette di cogliere la continuità tematica della sua poetica, con testi che dialogano tra loro, costruendo un mosaico di impressioni, intuizioni e ricordi, e abbraccia temi differenti senza perdere coerenza, dando vita a un’opera multiforme ma unitaria. Soprattutto nel suo rendere una visione poliedrica dell’esistenza.

Poesie 1994-2024 è un’opera che racchiude la maturità poetica di Giovanni Peli, offrendo una testimonianza preziosa di trent’anni di scrittura e invitandoci a riflettere sul significato del tempo, delle relazioni e dell’essere, lasciandoci spesso con più domande che risposte, com’è compito precipuo della buona letteratura.
Un lavoro intenso, da assaporare lentamente, che conferma l’autore come una voce unica e significativa nel panorama della poesia contemporanea.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021), "Ci sedemmo dalla parte del torto" (con Viviana E. Gabrini, Prospero, 2022), "Niente per cui uccidere" (con Viviana E. Gabrini, Calibano, 2024) e "Trasformazioni. Storie dal pianeta che cambia (con Giovanni Peli, Calibano, 2025). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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