Romanzo forse poco noto e difficile da trovare, Ragtime è però un caposaldo della letteratura americana che meriterebbe maggiore diffusione.
Racconto a più voci ambientato nei primi anni del XX secolo, narra la vicenda intrecciata di una famiglia borghese, di un musicista di colore in lotta con la società che lo discrimina e di un immigrato ebreo destinato a fare strada nel mondo del cinema; la vicenda principale è a sua volta intersecata da quella di alcuni grandi personaggi storicamente esistiti, come John Pierpont Morgan, Evelyn Nesbit, Houdini il mago.
Il libro, quasi del tutto privo di dialoghi, procede con ritmo spezzato e alterna capitolo brevi, quasi paragrafi o fotogrammi, a momenti in cui la scrittura si dispiega più fluida, creando un effetto musicale, da cui prende il titolo: il ragtime è l’ideale colonna sonora della storia, con le sue sincopi, il suo ritmo che invoglia a correre ma richiede di essere tenuto a freno.
Ragtime racconta, però, soprattutto la nascita dell’America come nazione, la sua evoluzione da Paese barbaro e sguaiato, quale appare agli occhi di europei come Sigmund Freud, che rimane spiazzato dagli aspetti inediti del Nuovo Mondo e, non riuscendo ad accettarli, fugge disgustato, a nazione moderna: attraverso le vicende dei protagonisti Doctorow illustra le condizioni degli immigrati, l’avvento della tecnologia, le forti diseguaglianze sociali, la passione e la lotta politica in nome della libertà e del lavoro, le azioni dei grandi personaggi, tutti elementi che, all’interno del crogiolo della Storia, plasmeranno la nuova identità del popolo americano.