Lucilla è la figlia del guardiano del faro, vedovo da poco e con il vizio dell’alcol. La bambina cerca di aiutare il padre come può, stando soprattutto attenta a non dimenticare mai i solfanelli, senza i quali la luce del faro resterebbe spenta, mettendo così a repentaglio la rotta delle navi che solcano l’oceano intorno a un’imprecisata isola del Nord Europa. Ma Lucilla è una bambina. Deve accudire il padre che ha una gamba sola e sfuggire ai suoi frequenti accessi d’ira. Così, come tutti i bambini, dimentica le cose e lascia che la sua memoria torni ai pirati che, tempo prima, di sera si riunivano spesso con loro intorno a un falò sulla spiaggia.
Lucilla dimentica i solfanelli, il faro rimane spento e una nave si schianta contro gli scogli. La punizione sarà terribile. Il guardiano del faro sarà mutato vivo nel suo edificio e dovrà lavorare come uno schiavo. Lucilla, invece, dovrà sgobbare sodo per ripagare i danni. Per sette anni presterà servizio nella Casa Nera, una lugubre villa immersa nella vegetazione dove a malapena giunge l’eco del mare. Nella casa vive un mostro o, almeno, questo è ciò che le fa credere la governante: una donna spaventata, ma cui Lucilla aprirà il cuore e la mente.
Questa è una storia, come spesso accade nella letteratura per ragazzi, di formazione e scoperta. Lucilla è insicura, convinta di essere stupida e alle prese con una creatura trasformata in un mostro più dalla paura degli altri che dalla percezione oggettiva della sua natura. La bambina non è né troppo forte né troppo coraggiosa, è gentile ed empatica: il coraggio le arriva così, dalla consapevolezza di ciò che è giusto e dal desiderio di amare, non solo di essere amata. Perché questo è crescere, in fondo.
Per tutte le età.