Fenomenologia di Superman: un eroe non così banale

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Superman rappresenta, da oltre ottant’anni, uno degli archetipi più influenti e complessi della cultura popolare, americana e non solo. Pur essendo da molti considerato un personaggio banale dalle storie ripetitive, visa la sua quasi onnipotenza, in realtà simboleggia speranze e paure ben più complesse di quanto possa apparire in superficie.

Superman, innanzitutto, incarna il concetto nietzscheano di “superuomo”, ma in una chiave morale del tutto opposta a quella concepita dal filosofo tedesco. Mentre Nietzsche vedeva il superuomo come colui che trascende le norme morali per realizzare le proprie potenzialità e raggiungere una meritata posizione di potere, infatti, Superman, al contrario, usa il suo potere per difendere valori di giustizia e altruismo, rispecchiando così un’etica vicina tanto a quella cristiana, quanto a quella umanista: non solo è in grado di salvare gli altri, ma è spinto da una compassione profonda e da un autentico, incoercibile desiderio di aiutare.

Uno degli aspetti più interessanti del personaggio è la sua dualità: egli è sia Kal-El, l’ultimo figlio di Krypton, sia Clark Kent, un modesto giornalista del Kansas. Mentre Batman nasconde la sua vera identità con il costume di Bruce Wayne, Superman sembra fare l’opposto, creando un sé umano attraverso Clark Kent per potersi integrare. Questo duplice livello d’identità rappresenta l’essenza della condizione umana: un essere costretto a conciliare le proprie origini, le proprie aspirazioni e il proprio senso di appartenenza. Per alcuni studiosi, come Umberto Eco, questa dualità lo rende un outsider sempre alla ricerca di un equilibrio tra il mondo umano e il proprio potenziale alieno.
Perché Superman è, in senso letterale, un alieno. La sua distanza rispetto alla normalità è per lui fonte di isolamento e solitudine: egli ama la Terra, ma è consapevole di non esserne mai del tutto parte. Questo aspetto lo avvicina a figure mitologiche come quelle degli dei dell’antica Grecia, che osservano gli umani dall’alto ma ne sono separati dalla loro mortalità. La differenza sta soprattutto nella profonda empatia di Superman, che, nonostante la sua superiorità, lotta per essere umano, e questo tentativo costante di connettersi ai comuni mortali rende il suo isolamento particolarmente toccante e umano.
Ma Superman non è soltanto un supereroe: è anche un emblema di speranza. Creato durante la Grande Depressione da Jerry Siegel e Joe Shuster, due giovani di origini ebree, Superman rappresentava la speranza di un futuro migliore e un’aspirazione alla giustizia universale. In questo senso, Superman è un’icona culturale che va oltre il personaggio stesso, poiché incarna un ideale di bontà disinteressata e di lotta per il bene comune.

Un aspetto affascinante del personaggio, infatti, è la sua moralità apparentemente incrollabile, che viene messa alla prova spesso e volentieri. A differenza di eroi più tormentati come Batman, Superman rappresenta la luce, tuttavia la sua morale assoluta viene frequentemente contrapposta a situazioni nelle quali giustizia e bene non sono così semplici da discernere. Ad esempio, in Kingdom Come di Mark Waid e Alex Ross viene mostrato alle prese con il dubbio su che cosa sia realmente giusto, dimostrando come anche un essere quasi perfetto possa essere messo in difficoltà da dilemmi etici.
A differenza di molti personaggi più sofisticati e complessi apparsi successivamente, inoltre, è caratterizzato da una narrativa essenzialmente semplice e chiara. Quest’apparente semplicità ha spesso attirato critiche da parte di lettori e critici, ma è anche la fonte della sua potenza: egli rappresenta valori senza tempo, e la sua storia è una parabola di forza morale che trascende le mode. Come nota lo sceneggiatore Grant Morrison in Supergods, Superman è un mito moderno che si erge al di sopra delle complicazioni del realismo narrativo per riflettere una visione del mondo idealizzata, perché incarna l’equilibrio tra potere e compassione; è cioè un modello ideale per affrontare le difficoltà, e ci ricorda che anche i più forti sono mossi dalle stesse emozioni che definiscono noi semplici esseri umani.
Altro aspetto da non trascurare è il fatto che Superman sia una costante culturale. In un mondo in continuo cambiamento, rimane una figura emblematica di stabilità e sicurezza, un’icona che parla alla parte migliore dell’umanità. La sua capacità di adattarsi alle epoche senza perdere il proprio nucleo morale è la chiave del suo successo duraturo. Da rappresentazione della giustizia durante la Seconda Guerra Mondiale a simbolo di compassione nell’era postmoderna, Superman ha continuato a evolversi, mostrando la resilienza dei valori universali.

Di fatto Superman non è solo un personaggio di fantasia, ma un fenomeno culturale che incarna i sogni, i valori e i dilemmi dell’umanità. Una figura complessa al di là della semplicità delle storie, capace di rappresentare sia la luce della speranza, sia il peso della solitudine, e divenendo così uno specchio nel quale possiamo riconoscere tanto le nostre aspirazioni quanto le nostre fragilità. Anche se noi siamo privi di superpoteri.


Articolo pubblicato per la prima volta su Il Barnabò. Lo riproponiamo in memoria di quella gloriosa rivista.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e, insieme a Viviana E. Gabrini, "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022) e "Niente per cui uccidere" (Calibano, 2024). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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