Se scrivo è per non dire, cabotare
il bianco della resa, i giorni miti
del nostro indocile armistizio. Scrivo
la vena innominata della pietra,
veglio l’angolo illeso del respiro
quel suo retaggio fossile.
Accolgo la voce spoglia, il suo sfratto
il corpo intatto del ripudio.
Scrivo di noi, di un verbo contraffatto,
del suo frutto disseccato
sul pegno delle labbra. Scrivo di noi
grammatica di un vento lapidato.