L’amica geniale – Storia della bambina perduta: l’horror vacui della tv nazionale

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un articolo di Gordiano Lupi

Se una cosa funziona, fattela durare. Questo è il motto del bravo imprenditore. Un po’ meno dovrebbe essere quello del bravo scrittore, come afferma Elena in un dialogo del film: “L’editore mi ha chiesto un altro libro, ma io non ho ancora scritto una parola. Perché dovrei farlo se non ho niente da dire? Non è mica un lavoro”.
Ecco, scrivere non dovrebbe essere un lavoro, anche se di questi tempi lo è diventato, certo non per tutti, solo per gli autori di successo, gli altri che si fottano, anche se hanno idee migliori. Non dovrebbe essere un lavoro produrre fiction inutili come queste, che sembrano telenovelas colombiane, livello fotoromanzo, soap–opera stile Un posto al sole.

La prima stagione de L’amica geniale non era niente male, sia per ricostruzione di ambienti che come storia narrata, ma diluendo la materia negli anni siamo arrivati alla frutta; sono cambiate persino le attrici, visto che i personaggi sono cresciuti.
Irene Maiorino è Linù (nella prima puntata si vede poco), Alice Rohrwacher è Elena – la prima imprenditrice napoletana rimasta al quartiere, la seconda scrittrice di successo – che ci terranno compagnia per 5 puntate, dall’11 novembre al 9 dicembre 2024. Forse la terranno ad altri, non a me che ho guardato svogliatamente la prima serata, tra un pisolino e un sorriso di sufficienza, ridendo a quattro ganasce su certi dialoghi altisonanti degni del miglior feuilleton. Mi è bastata questa prima storia di tradimenti, di una donna perduta con figli a carico che vuol fare la scrittrice, vaga da Firenze a Milano, passando per Napoli, vivendo in una sorta di comune femminista per poi capire che non può fare a meno dell’uomo della sua vita e che se è traditore se lo terrà traditore.

Che capolavori della letteratura su grande schermo dobbiamo vedere! Che invidia per E/O che fa passare il ferro vecchio per oro! Tu pensa che L’amica geniale ha conquistato gli States (non è una garanzia di qualità) – l’hanno vista prima di noi! Pare che gli spettatori nordamericani ne siano rimasti entusiasti. Se la vedono i colombiani il successo è ancor più garantito.
Laura Bispuri è la delusione più grande: passare da lavori autoriali come Vergine giurata (2015), Figlia mia (2018) e Il paradiso del pavone (2018) a questa sottospecie di inserto a colori di Grand Hotel il passo è grande (ma all’indietro).

I primi due episodi sono lamentosi e retorici, con la voce narrante della Rohrwacher che accompagna una stanca visione di eventi familiari e scontri tra amanti insoddisfatti, con un suicidio eclatante anticipato da una frase a effetto presa dai Baci Perugina (spero che non l’abbia scritta Elena Ferrante).
Ricordiamo tra le cose buone un’ottima ricostruzione di ambienti, le scenografie e i costumi, anche la fotografia non va trascurata, mentre il montaggio è tipico da fiction, lento e compassato fino alla noia. Il consiglio è di fare altro il lunedì sera, magari restando sulla Rai, non voglio mica danneggiarla, perché Rai Play ha un catalogo cinematografico di grande qualità.

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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