Sara Comuzzo – Invitare gli spaventapasseri a ballare

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Invitare gli spaventapasseri a ballare è una silloge poetica di Sara Comuzzo che introduce in un universo crudo e disincantato, popolato da figure marginali e disperate. I protagonisti sono tossicodipendenti, senzatetto, schizofrenici ritratti nelle loro esistenze, frantumate e ai margini della società. Ne viviamo la violenza e la fragilità umana, fotografando scene umanamente post-apocalittiche nelle quali la realtà si fonde con l’allucinazione e l’umanità con la follia.

Provi a recidere i polsi, ti capisco,
ma avresti dovuto tagliare più a fondo.

Divisa in cinque atti con un prologo e un epilogo, la raccolta narra biografie non convenzionale, fatte, per esempio, di fiori di carta e manichini, che evocano immagini surreali e dolorose. L’autrice ci porta a esplorare un mondo in cui gli spaventapasseri corrono come cavalli ubriachi, pupazzi di neve vengono incendiati e si può cercare la vena in una bambola. Perché Ci sono posti in cui l’alba non arriva. Una danza macabra che riflette un forte senso di alienazione e, a tratti, un’ironia grottesca, che non ci risparmia la nostra somiglianza con questi paria.

Cercare di essere Superman,
anche solo per un secondo,
ma finire esattamente come Icaro
o Willy il Coyote.

Il linguaggio è aspro, diretto, a tratti viscerale, capace di trasmettere una sensazione di profonda angoscia ma anche di amara lucidità: Non sei adatto alla parte / o forse / la parte non è stata scritta per te. Un viaggio tra le calteriture e le spaccature dell’esistenza, all’interno delle quali bellezza e desolazione coesistono.
La forza di Sara Comuzzo risiede nella sua capacità di immergerci in un mondo di disadattati rendendocelo familiare e, in un certo senso, vicino. Questo perché, portati a credere di essere fuori dalle loro problematiche, ci rendiamo conto verso dopo verso, pagina dopo pagina, che in realtà le stesse questioni appartengono anche a noi, ci risuonano dentro come parte integrante di chi siamo, solo che, mentre “loro” ne sono sommersi, noi le vediamo da una distanza apparentemente razionale che ci illudiamo di poter mantenere sempre.

Sei ancora in tempo per andartene, invece rimani,
come una brutta notizia o un desiderio bellissimo
[…] Se non ti trovo più,
forse vuol dire che eri qualcosa da perdere.

Attraverso la sua scrittura, l’autrice riesce a creare un senso di empatia profonda per questi personaggi al margine, rendendoci palese il fatto che la loro fragilità e la loro disperazione sono solo specchi delle stesse inquietudini che abitano anche vite più “normali”. Questo afflato umano ci fa riflettere su quanto la linea di demarcazione tra “noi” e “loro” sia in realtà alquanto labile e sfumata.

So solo sognarti
guardarti come un prodotto
[…] Assistere alla scena di chi ti prende dallo scaffale
E ti porta a casa in contanti.

Costretti a confrontarci con quelle emozioni universali che attraversano i confini sociali, riportiamo alla luce il bisogno di appartenenza, la ricerca di senso e la paura dell’abbandono. L’opera diventa così una riflessione sull’umano in senso lato, attraverso un umanesimo crudo, privo di filtri, che ci invita a guardare in faccia la realtà senza distogliere lo sguardo.

La fine inizia a piovere dal soffitto della casa
Di cristallo
In cui è nata nostra figlia
In cui ora tutto muore.

Inabissandoci nel disagio e nella marginalità, Sara Comuzzo non si limita a farci sentire la “loro” sofferenza, ma ci fa anche comprendere a fondo quanto quelle stesse dinamiche esistano all’interno di ciascuno di noi, ci appartengano sebbene vivano in forme diverse, operando così un profondo arricchimento della nostra esperienza.
Questo processo genera solo empatia, ma ci spinge a interrogarsi sulle nostre dinamiche interiori, sul confine sottile che separa chi si sente “normale” da chi è considerato “diverso”. Il valore aggiunto di quest’opera è proprio quello di aprire un dialogo intimo e umano, consentendoci un rispecchiamento nei personaggi infinitamente vari, ma egualmente ipersensibili, che popolano i suoi versi, avvicinandoli a temi che solitamente trascuriamo ma che sono parte integrante delle nostre stesse vulnerabilità, sofferenze e ricerche di significato.

Non hai problemi con i cambiamenti,
ma non ti piace esserci quando avvengono.
[…] C’è stato un momento
in cui ti sei liberata dalla vita
che gli altri volevano per te.

Perché io sono loro, loro sono me. Noi siamo loro, loro sono noi. Non c’è separazione reale, solo costruzioni mentali che crollano di fronte alla verità del comune sentire. Questo tipo di riflessione ci disarma e ci arricchisce profondamente, rivelando che, al di là delle barriere che poniamo, siamo parte di una medesima realtà, perché anche noi possiamo commettere L’errore fatale delle aragoste / finite nella rete.

Si muore in fretta, cercando l’uscita dal labirinto.
L’insegna di emergenza è stata disattivata:
siamo tutti in fila per il viaggio di sola andata.

Comuzzo, con Invitare gli spaventapasseri a ballare, mette a nudo le dinamiche interiori che spesso tentiamo di soffocare o di nascondere dietro inamovibili maschere. La sua poesia è un martello gentile che colpisce con precisione, scavando nei recessi più nascosti della nostra fragilità e rendendoci coscienti di quelle verità che non possiamo più ignorare. È una lettura che non fa sconti, ma allo stesso tempo ci avvicina a una comprensione più autentica e universale della nostra esistenza, e dell’esistenza altrui, di quelli che sembrano “fuori”, “diversi”, “alieni”, senza mediazioni o compromessi.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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