Lesyk Panasiuk – Volti sparsi

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I

I soldati russi calano sui paracadute dei nostri volti
tenendosi agli angoli delle nostre labbra

Adesso i nostri volti non sono volti
Ma paracadute sparsi
adesso è più difficile per noi riconoscerci

E loro calano e calano
i nostri volti gonfi sporchi
lacerati sbattuti sulla terra seminata di rottami delle nostre vite

II

I soldati russi coi carri armati nel nostro cortile
ci entrano in casa
a leggere i nostri libri e non capiscono l’ucraino l’inglese il polacco il bielorusso il ceco il lettone
il lituano il romeno lo svedese il tedesco il francese il georgiano il croato il turco lo spagnolo
e nemmeno il russo

Chiedono ai vicini di spiegargli qualcosa mentre li pestano a sangue
chiedono alle vicine di spiegargli qualcosa mentre le stuprano
chiedono ai bambini di spiegargli qualcosa che muoiono di fame in cantina

Ci dicono che siamo la nazione che legge di più
ma io non capisco un cacchio mi grida il soldato un cacchio capisco

I nostri volti tremano
come di un soffio di vento

III

I soldati russi cucinano il cibo dei nostri ripiani, dei nostri frigo
al fuoco dei nostri libri

Bruciano i debutti poetici del duemila venti
poi del duemila dieci poi del duemila poi degli anni novanta ottanta settanta sessanta
i libri ucraini fino alla fine
bruciano i libri tradotti
bruciano i libri in originale
bruciano i classici e i contemporanei

Bruciano tutti gli autori che ci hanno influenzato
bruciano quelli che abbiamo cominciato
quelli che abbiamo letto e stavamo per leggere
bruciano le nostre poesie
pubblicate
non pubblicate
non scritte

e questa poesia sui nostri volti brucia in quel falò
ché i soldati russi riescano finalmente a mangiare

IV

I soldati russi decidono di distrarsi
guardando le foto di quand’eravamo piccoli

guarda questo, fa il coniglietto, o questo, che sembra scemo
io invece mi vestivo da soldato
io da guerriero
io da marine
che popolo stupido i coniglietti
qui abbraccia un cane come fosse una bambina
io avevo una sciabola
io una pistola
io correvo col fucile
loro invece coi cagnolini fanno ridere ste foto
che se la rida un po’ anche il fuoco

Brucia l’infanzia e gli anni di scuola
le loro particelle carbonizzate si sollevano e ricadono sui nostri volti sparsi sulla terra

V

I soldati russi sono vermi che spuntano dalla loro russia nera
per morire in pozzanghere di lacrime ucraine

Volano qui su aerei ed elicotteri
calano qui sui paracadute dei nostri volti
attraccano qui con le loro navi da guerra
arrivano qui con le loro armi sulla linea delle nostre vite

E muoiono in cielo
muoiono in terra
muoiono in acqua
muoiono e muoiono

Ma non ci sono sorrisi
i nostri volti sono ancora sparsi in terra


Traduzione dall’ucraino di Alessandro Achilli*
Serie a cura di Emilia Mirazchiyska


Testo originale:

Лесик Панасюк – РОЗКИДАНІ ОБЛИЧЧЯ

І

Російські солдати спускаються на парашутах наших облич
тримаються за кутики наших губ

Тепер наші обличчя не обличчя
а розкидані парашути
тепер стало важче впізнавати одне одного

А вони спускаються і спускаються
наші обличчя розпухлі замурзані
роздерті валяються на землі всіяній уламками наших життів

ІІ

Російські солдати ставлять танк на нашому подвір’ї
заходять у квартири
читають наші книжки і нічого не розуміють українською англійською польською білоруською чеською латвійською литовською румунською німецькою французькою грузинською хорватською турецькою іспанською
і навіть російською

Просять пояснити щось наших сусідів поки забивають їх до смерті
просять пояснити наших сусідок поки ґвалтують їх раз за разом
просять пояснити щось їхніх дітей яких морять голодом у підвалі
Нам казали що ми нація яка читає найбільше у світі
але я ніхріна не розумію кричить солдат ніхріна не розумію

Наші обличчя тремтять
наче від пориву вітру

ІІІ

Російські солдати готують їжу яку вигребли з наших комор і холодильників
на багатті з наших книжок

Палять видання перших українських двітисячідвадцятників
потім двітисячідесятників двотисячників дев’яностників вісімдесятників сімдесятників шістдесятників
і так до кінця української літератури
палять перекладні книжки
палять книжки в оригіналі
палять сучасників і класиків

Горять усі автори які на нас повпливали
горить усе що ми не дочитали
все що ми прочитали і що збиралися прочитати
наші вірші горять
опубліковані
неопубліковані
ненаписані

І цей вірш про наші обличчя горить у тому багатті
щоб російські солдати нарешті наїлися

ІV

Російські солдати вирішують розважитися
й подивитися наші дитячі фотоальбоми

О диви на цього в костюмі зайчика який ідіотський костюм
от у мене був костюм танкіста
а в мене десантника
а я був морячком
зайчики от смішний народ
а тут собаку іграшкового обіймає як дівчинка якась
от у мене була шабля
а в мене пістолет
а я з автоматом бігав
собачок вони обіймають ну смішні фотографії
хай і вогонь посміється

Горять наші дитинства і шкільні роки
їхні обвуглені часточки підлітають догори й опадають на наші розкидані по землі обличчя

V

Російські солдати як черви що вилазять зі своєї чорної росії
щоб померти в калюжах українських сліз

Летять сюди на літаках і гелікоптерах
спускаються сюди на парашутах наших облич
пливуть сюди на своїх військових кораблях
їдуть сюди на своїй військовій техніці лініями наших життів

І помирають у небі
помирають на землі
помирають на воді
помирають і помирають

Але немає посмішок
наші обличчя досі розкидані по землі


* Alessandro Achilli è ricercatore a tempo determinato di tipologia b per il settore s.d. L-LIN/21 Slavistica. Ha studiato all’Università degli Studi di Milano, specializzandosi in Slavistica e Germanistica, dove si è anche addottorato nel 2015 con una tesi sul poeta ucraino novecentesco Vasyl’ Stus e l’intertestualità nella sua lirica, soprattutto per quanto riguarda le influenze russe e tedesche.
Nell’autunno del 2015 è stato research fellow presso l’Harvard Ukrainian Research Institute. Dal 2017 al 2020 è stato Lecturer (ricercatore) in Ukrainian Studies alla Monash University di Melbourne, in Australia. Nel 2021, prima di prendere servizio all’Università di Cagliari, è stato fellow nell’ambito del progetto “Russischsprachige Lyrik in Transition” (FOR 2603), finanziato dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft presso l’Istituto di Slavistica dell’Università di Treviri, in Germania.
Si occupa prevalentemente di poesia moderna e contemporanea in area slava, su cui ha pubblicato numerosi articoli in rivista (tra cui “Harvard Ukrainian Studies”, “Zeitschrift für Slawistik”, “Canadian Slavonic Papers”, “Modern Language Review” e “Studi slavistici”) e capitoli di libri, soffermandosi con particolare attenzione sui rapporti letterari interslavi e slavo-tedeschi. È autore della prima monografia su Vasyl’ Stus pubblicata al di fuori dell’Ucraina (La lirica di Vasyl’ Stus: Modernismo e Intertestualità Poetica nell’Ucraina del Secondo Novecento, Firenze University Press, 2018) e co-curatore con Serhy Yekelchyk e Dmytro Yesypenko del volume Cossacks in Jamaica, Ukraine at the Antipodes: Essays in Honor of Marko Pavlyshyn, Boston, Academic Studies Press, 2020. Dal 2021 è membro del comitato di redazione della rivista “Ricerche slavistiche” (Sapienza Università di Roma).
Sta lavorando a una monografia sulla poesia ucraina indipendente della tarda età sovietica e ad articoli e saggi sulla cultura poetica moderna e contemporanea tra Ucraina, Bielorussia, Russia e Polonia, soprattutto in chiave politica, ma non solo. 
Tra il 2016 e il 2021 è stato membro del direttivo dell’Associazione Italiana di Studi Ucraini (AISU). Dal 2018 è vice-presidente della Ukrainian Studies Association of Australian and New Zealand (USAANZ).
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Lesyk Panasiuk è uno scrittore, traduttore, designer e performance artist ucraino. Autore di tre libri di poesia (in ucraino), libri in traduzione pubblicati in rumeno e russo, opere individuali tradotte in 11 lingue. Traduttore e co-traduttore di libri di Valzhyna Mort, Siarhei Prylutski, Dmitry Kuzmin, Artem Werle e tre antologie di letteratura bielorussa. Vincitore di vari concorsi letterari. Borsista del Presidente dell'Ucraina per gli scrittori (2019). Residente e studioso di residenze internazionali per scrittori e traduttori in Lettonia (Ventspils, 2019) e Polonia (Varsavia, 2021).

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