Ci sono libri che sembrano appartenere al passato e altri che, a ogni pagina, ci costringono a “sentire” che parlano anche del nostro presente. La storia di Elsa Morante appartiene alla seconda categoria: un’opera che, pubblicata nel 1974 e ambientata negli anni della Seconda guerra mondiale, oggi ci appare come un monito più vivo che mai, mentre il mondo si ritrova a vivere sull’orlo di un nuovo conflitto globale.
Il potere del romanzo sta nella sua capacità di mostrarci la guerra non come evento lontano, fatto di date e strategie, ma come esperienza intima, quotidiana, che divora le nostre vite, specialmente quelle dei più fragili. La protagonista, Ida Ramundo, maestra elementare di Roma, incarna proprio questo: l’essere umano ordinario, senza potere e senza voce, che subisce la Storia con la “S” maiuscola sulla propria pelle. E, oinsieme a lei, non eroi, non generali, non politici: altre persone comuni. Ed è forse questa la lezione più attuale che ci dà la Morante: ricordarci che la guerra, qualsiasi guerra, non si abbatte sulle mappe, ma sui corpi.
Mentre oggi risuona lo spettro di un conflitto mondiale, con fronti che si accendono e si allargano dall’Europa all’Asia, La storia ci offre un prisma spietato ma necessario: il “prima” fatto di un’illusione fragile, di vite precarie che s’illudono di poter andare avanti nonostante tutto; il “durante”, quando la fame, i bombardamenti, le violenze diventano routine e il terrore è il pane quotidiano; e il “dopo”, che non è mai una vera liberazione ma piuttosto un nuovo paesaggio di macerie, fisiche e interiori, su cui ricostruire senza dimenticare le cicatrici che hanno tracciato solchi inguaribili.
Elsa Morante ha il dono crudele e luminoso di scivolare sottopelle al lettore. Non ci racconta semplicemente ciò che accade, ci fa vivere la guerra come se la stessimo respirando accanto a Ida e a suo figlio Useppe: la paura che serra lo stomaco, il rumore dei passi dei soldati per le strade, la solitudine che brucia. È un romanzo che ti spoglia di tutte le illusioni rassicuranti: ti mostra come la violenza collettiva si insinui nelle case, nei legami, nei bambini, inarrestabile, e come nulla, davvero nulla, resti intatto.
Oggi, che i giornali ci riempiono di cronache su armi, minacce nucleari, guerre “inevitabili”, leggere La storia significa capire che cosa c’è dietro a quei titoli. Significa ricordare che sotto a ogni decisione politica ci sono persone come Ida, come noi, costrette a sopravvivere a scelte che non hanno preso né avrebbero mai preso. Significa, soprattutto, che la guerra non ha mai smesso di essere presente: cambia soltanto nome, confine, scenario.
Forse per questo La storia resta un libro scomodo. Non consola, non addolcisce, non si presta a essere ridotto a intrattenimento. È un libro che ci pone dinnanzi alla brutalità della condizione umana quando è travolta dal potere, dalla violenza, dall’ingiustizia. Ed è proprio perché non si limita a documentare, ma fa “sentire”, che oggi è un romanzo più che mai necessario.
Rileggere La storia in questo momento storico è come guardarsi allo specchio: ci riconosciamo in quei destini, percepiamo che ciò che è accaduto allora può accadere ancora, e che probabilmente sta già accadendo.
Elsa Morante ci ricorda che nessuno è davvero al sicuro, che la guerra è sempre pronta a riaffacciarsi, e che il compito della letteratura non è tranquillizzare, ma svegliare, dare una scossa.





















