Quando si parla di tragedie collettive, spesso si evocano numeri, date, luoghi. Ma dietro ogni cifra – dietro ogni 9 ottobre 1963, ogni Vajont, ogni 2.000 morti – ci sono volti, case distrutte, destini squarciati nel cuore della notte. In meno di quattro minuti di Giuseppe Vazza non è semplicemente un racconto storico: è una testimonianza che abbraccia il vissuto, un diario che trasuda dolore, memoria, ma anche una domanda che resta aperta sul senso di ciò che è accaduto: su ciò che avremmo potuto sapere, fare, prevenire.
L’autore ci introduce in quei quattro minuti fatali – il tempo che serve perché una valanga d’acqua inghiotta mondi domestici, il tempo per spezzare la vita di chi amava, sognava, costruiva. Ci parla della sua abitazione, dei suoi familiari, del paesaggio fisico e umano che aveva imparato a riconoscere come casa e che, in un attimo, diventa un altrove, una ferita che non si può rimarginare.
Vazza scrive per non dimenticare, ma anche per far capire. La sua non è una prosa fredda o celebrativa: è un racconto intimo, ferito, che nasce dal bisogno di fissare la verità dei fatti contro ogni deformazione del tempo e della retorica. In meno di quattro minuti diventa così un atto di resistenza civile, una forma di memoria attiva che rifiuta l’indifferenza e chiama in causa la responsabilità collettiva.
In questo senso, il libro dialoga idealmente con il lavoro di Marco Paolini, autore dell’introduzione. Paolini ha avuto il merito, anche attraverso il suo celebre racconto del Vajont, di restituire alla tragedia una dimensione pubblica, di riportarla nelle piazze, nei teatri, nelle case degli italiani. La sua voce, accorata e lucida, ha riaperto per prima una ferita che rischiava di essere assorbita nel silenzio. E proprio quell’eco, quell’urgenza di dire e di ricordare, risuona anche nelle pagine di Vazza.
Perché il suo racconto non è solo cronaca: è etica della memoria. Ogni parola serve a riportare non solo ciò che è accaduto, ma ciò che non dev’essere dimenticato. Ed è qui che risiede il valore civile di questo tipo di letteratura, che non è soltanto quello di testimoniare un fatto storico: è contrastare l’oblio, è dare voce a chi non c’è più, è sollecitare una riflessione sulle responsabilità umane, istituzionali, ambientali. È ĺ’urgenza di riconoscere che le tragedie non sono inevitabili, che (troppo) spesso derivano da scelte, omissioni, incurie, dall’arroganza del potere che ignora i segnali, che saccheggia la natura, che pretende controllo senza rispetto per le comunità.
In meno di quattro minuti si inserisce in quella letteratura civile che non si accontenta di narrare, ma vuole scuotere; che richiama alla coscienza, che ci rende testimoni – e in qualche misura corresponsabili – del bene e del male che viviamo insieme. È un invito a non voltarsi dall’altra parte, a non accettare passivamente che “accada”, ma a far sì che ricordare diventi monito, che la storia diventa programma di cambiamento.
L’incontro tra la memoria vissuta e la parola civile fa di questo libro un testo necessario. Non un semplice documento, ma una testimonianza che interroga il presente: fino a che punto siamo capaci di ascoltare le voci di chi è sopravvissuto? Fino a che punto la memoria può farsi impegno, cura, cambiamento? Quanto la coscienza di ciò che è accaduto può influire sul presente?
Questa è la forza della letteratura civile: ricordare non è un gesto nostalgico, ma politico. È un atto di giustizia. E in libri come quello di Giuseppe Vazza – con la sua sincerità, la sua dignità e la sua umanità – la parola scritta diventa il mezzo più profondo per restituire verità, nome e senso a ciò che in meno di quattro minuti fu cancellato.
Questo libro, allora, non riguarda soltanto il Vajont: riguarda il modo in cui le società trattano le persone, la natura, le verità scomode. E proprio per questo leggere Vazza oggi significa esercitare il diritto e il dovere della memoria civile: rendere presente il passato per trasformare il presente – con maggiore umanità, responsabilità, cura. Perché tutti quei morti non siano stati vani.





















