Un uomo e un bambino vagano attraverso un mondo morto, fatto di cenere e nebbia, diretti verso un vago miraggio di salvezza.
Cormac McCarthy non dice niente sui protagonisti, ombre che vagano in una desolazione assoluta, priva di sole e di speranza, creando un’atmosfera di silenziosa tensione della quale ci dà indicazioni elementari e nette, lasciandoci il compito di entrare in quella sequenza di buio, freddo, fame, paura, spezzata ogni tanto dall’apparire di anonimi cannibali che costringono i due a fughe descritte con grande efficacia e da momenti in cui descrive le loro soste, durante le quali cercano una commovente parvenza di quotidianità.
La prosa di McCarthy è essenziale, spezzata in brevi paragrafi quasi privi di punteggiatura, che ci cala in un silenzio irreale e avvolgente, perfetta cifra stilistica di un romanzo breve e senza sbavature, in modo da non rischiare che il delicato meccanismo narrativo si infranga sulla lunga distanza. Imperdibile.