Una promessa non matenuta
1869, primo marzo. Henry James sbarca a Liverpool e, seguendo le proprie suggestioni, raggiunge Londra, città con la quale instaura da subito un rapporto di amore-odio e dove entra in contatto con personalità come George Eliot, Alfred Tennyson e James Russell Lowell.
Iniziato nel 1914 e mai terminato, questo terzo volume dell’autobiografia di Henry James (dopo A Small Boy and Others e Notes of a Son and Brother) appare più un’introduzione a quanto l’autore avrebbe voluto raccontare se un infarto non glielo avesse impedito. Si tratta di pagine spesso confuse, frammentarie, prive della nitidezza cui l’autore ci aveva abituati: eventi e impressioni si affastellano disomogenei in un testo che l’autore sembra non aver avuto modo di revisionare. Come scrisse Virginia Woolf, le cui pagine introduttive forniscono il contesto di cui Henry James narra, tra le mani ci sembra di avere solo il preludio di ciò che stiamo per leggere, solo il primo assaggio di un banchetto che ci è stato ora e per sempre negato.
Indimenticabile il ritratto di Mrs. Greville.