Aleksandr Čajanov- Storia di un manichino di parrucchiere

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Cento passi nel delirio

Storia di un annoiato architetto dongiovanni, Vladimir, che per sfuggire alla pesantezza e finzione della vita moscovita rivelataglisi improvvisamente, decide di prendere un treno e recarsi nel nulla della provincia. Lì troverà una nuova ragion d’essere, che non è la sola tensione all’oblio – dimenticare il passato, il presente, le donne che pur non sa smettere di rincorrere – ma una ricerca a partire da zero, una formattazione dell’esperienza, e un nuovo singolare oggetto di adorazione: un manichino di cera. Che naturalmente rappresenta una persona in carne e ossa. Anzi due.

La narrazione si fa incalzante e avventurosa: l’inseguimento dell’architetto attraverso l’Europa di due nomi, dei circhi in cui i due nomi si esibiscono, dei luoghi, delle storie; fino ad un incontro veneziano, che svela una voragine di passione; e una tragedia terribile, che conduce alla follia e alla miseria.

Bellissimo romanzo breve, scritto con lucidità e freddezza pur narrando di passioni devastanti. Si legge con l’ansia della ricerca continua, e si vorrebbe sapere tutto e subito. L’autore si fa seguire da presso, e ci accompagna in rarefatte, e perfettamente umane, follie. Memorabile.

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Silvia Accorrà è poeta, narratrice, fotografa. Ha pubblicato tre sillogi di poesia, "Mezzoforte" (Cultura Duemila, 1991), "Pesce di terra" (Lietocolle, 1995), "Città non nostre" (Libreria Croce, 2007) e due raccolte di racconti, "Rosso nucleare" (Atì 2008) ed "Entropie" (Calibano, 2023). Ha pubblicato una trilogia di romanzi di ambientazione giapponese, "Tokyo Love" (Damiani, 2014), "Hikari" (Prospero, 2017) e "Pareti sottili" (Prospero, 2019). Ha inoltre partecipato ad alcune antologie poetiche e narrative. Ha avuto una personale di fotografia nel 2006, una nel 2010 e una nel 2018. Lavora principalmente come traduttrice, ma anche come insegnante di lingua. Vive a Milano dalla nascita (1969), ma il suo cuore è altrove.