Elaine Feeney – Il Raccolto

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Non c’è nulla nella vecchia fabbrica di rape di Tuam solo un unto
aggregarsi di pipistrelli di Natterer e alcune donnole che rosicchiano.

Una volta che i silos pieni sono stati svuotati, è ricominciato il riunirsi
per portare il prossimo raccolto, carico di una promessa di città di
coloro che hanno messo insieme le sue barbabietole da terreni ben drenati.

Portate il vostro raccolto alla porta laterale, suonate il campanello, fatelo controllare lì.

Buttare via le rape contuse, pagate il coltivatore per quelle intere, pagate il coltivatore
per quelle fresche, per quelle mature, date un extra in più per quelle belle, pesatele.

Impilatele facendo piccole collinette di rape, allineatele diritte, a una a una,
ispezionandole con un vecchio bastone di prugnolo, dategli colpetti, estraete le pietre preziose,
e setacciate la ghiaia, non per il consumo. Bruciate quelle amare, tagliate le rape a pezzettini.

Estraete quello che non serve, quello che non è edibile.

Gettatele via oltre il fosso o portatele al pozzo nel buio della notte,
muovendo oltre la lastra di cemento armato, apritela, eludete le donnole.
Attenzione alle caviglie. Si mangeranno i conigli e lo zucchero e
Dio sa che cosa, sedute sulla lastra a gambe e braccia aperte e salivando.

Si mormora che vi inseguiranno fino alla  Weir Road fino al
mattino, e le messe di mezzanotte, voi senza le vostre tonache, e vi strapperanno
le cornee dagli occhi, e faranno banchetto di voi.

Sono a caccia perfino della vostra anima. E se la masticano. Rifiutatevi di lasciarla andare.
Non interrompete i loro funerali, vi troveranno nei vostri rifugi faranno sparire
Tutto ciò che vi appartiene, gambizzandovi, facendovi rotolare in un incantesimo da donnola.

Chiudere la lastra di cemento, in modo rapido, svuotate la mente, segnatevi.

Non guardate i piccoli teschi
Non controllate se i capelli crescono ancora
Non fate un respiro profondo. Non respirate.

Traduzione di Silvia Accorrà